Il fuoco di Prometeo

Medicina rigenerativa: branca della medicina che ha come fine la riparazione di cellule, tessuti e organi danneggiati, effettuata attraverso la rigenerazione delle strutture malate piuttosto che la loro sostituzione.

Treccani

Dare una definizione è semplice. Più complicato, invece, è spiegare lo spazio di questa rubrica, il cui compito sarebbe quello di raccontare una scienza spesso appesantita da un’etichetta – il futuro della medicina. Il fatto è che, al netto del miglioramento che per tutto possiamo augurarci, la medicina rigenerativa è per molte cose il presente. Oggi, per il trattamento di diverse patologie, esistono metodiche “rigenerative” anche piuttosto semplici, che consistono in un piccolo intervento chirurgico di mezzora, oppure estremamente complicate, che includono manipolazioni cellulari in laboratorio. C’è un’utopia dietro il concetto di rigenerazione, ovvero sconfiggere tutte le malattie, invecchiamento compreso. Per riuscire nel tentativo, vengono impiegati farmaci, dispositivi medici, cellule staminali, stampanti 3D, processi di decellularizzazione e terapia genica. A questo proposito, è doverosa una spiegazione. Benché spesso la medicina rigenerativa sia una commistione tra lo studio delle cellule staminali e quello della manipolazione genetica, in questa rubrica è la cellula staminale a essere protagonista e lo è per un motivo ben preciso (mentre di terapia genica se ne parla ne I Figli di Dolly). Se da una parte la terapia genica è un intervento umano che sconvolge la natura delle cose, la medicina rigenerativa si basa su un principio che è insito in ognuno di noi: la naturale capacità di guarigione dei tessuti.

C’è un’utopia dietro il concetto di rigenerazione, ovvero sconfiggere tutte le malattie, invecchiamento compreso.

Le salamandre sono in grado di ricostruire da sole intere parti del proprio corpo, come un arto o una coda. L’osso di un uomo, dopo una frattura, può guarire da solo se stabilizzato. In alcuni casi, questa naturale capacità è compromessa da patologie o da limiti strutturali di tessuti organizzati in maniera troppo complessa per poter innescare il processo di rigenerazione con efficacia. In tutti i casi, però, è come se dentro ogni tessuto esistesse un fuoco dormiente che, volendo, possiamo identificare nelle cellule staminali dormienti, più o meno capaci di svolgere il loro lavoro in situazioni di estremo stress. Ed è in questo, a mio avviso, che la medicina rigenerativa risulta speciale e diversa da tutte le altre discipline: essa si sforza di esprimere il potenziale represso della nostra biologia. Lo studio delle cose ci ha insegnato che noi uomini non siamo importanti. Per esempio, l’astronomia ci spiega che non siamo al centro dell’universo. Darwin ci ha fatto capire, con l’evoluzione, che siamo solamente il risultato fortunato di una serie infinita di errori genetici. L’automazione ci ha permesso di costruire macchine più efficienti di noi nel compimento della maggior parte dei lavori. C’è una cosa, però, in cui l’uomo rimane al centro, incubatore di se stesso: la rigenerazione. Immaginate un taglio sulla mano, il sangue che esce e poi la guarigione, spesso senza lasciare alcun segno. Avete idea di quanto sia complicato a livello ingegneristico una roba del genere? Io no, ma in fondo la mia è solamente una frase ad effetto.

A questo punto, però, una domanda sorge spontanea: se siamo così speciali, a cosa serve la medicina rigenerativa? Se il nostro è un fuoco dormiente, allora per bruciare deve essere alimentato. Mi è venuto in mente Prometeo, che rubò il fuoco agli dei dell’Olimpo per restituirlo agli uomini a cui era stato sottratto, per torto, da Zeus. Il suo fu un atto ribellione e sfida alle autorità, ma anche di benevolenza nei confronti dell’uomo. Se da una parte il furto e la restituzione del fuoco rappresenta nel mito la lotta del progresso e la libertà contro il potere, esso simboleggia anche il segreto e l’inaccessibilità divina senza la quale si è mortali e, appunto, si muore. E allora, la medicina rigenerativa diventa il Nuovo Prometeo con lo scopo di restituirci un fuoco e donarcelo congiuntamente al segreto divino dell’immortalità. Le nostre fiamme, forse, sono ancora deboli, ma il sogno che celano è quello di non invecchiare mai.


Curiosamente, Prometeo fu punito da Zeus per il suo gesto e condannato a rimanere incatenato su una rupe, esposto alle intemperie e costretto a subire la dilaniazione del ventre ad opera del becco di un’aquila affamata del suo fegato. Ogni notte, il fegato di Prometeo rigenerava completamente per perpetuare la condanna anche il giorno successivo. Questo accadde per moltissimo tempo, finché non fu liberato da Eracle.

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